Rifugio Massero
Una valle tutta da scoprire! – Settembre 2019
- 2082m s.l.m. (dislivello: 778m)
- Val Sermenza – Valsesia
- 2:20 h circa
Tempo di riprendere i nostri trekking, con temperature ottimali e una giornata di sole che ci ha graziato in un weekend che sembrava essere non particolarmente fortunato dal punto di vista climatico.
Ritorniamo in Valsesia, e questa volta ci fermiamo un po’ prima, visto che andremo a camminare in Val Sermenza; per la precisione, saliremo al Rifugio Massero. Sono già stata in questa piccola valle “laterale”, ma in passato siamo arrivati solo fino al paesino di Rimasco, per fare un giro di tutto relax intorno al laghetto che vi si trova, che leggo essere alimentato appunto dalle acque del Torrente Sermenza, che scende dal paese di Rima e del Torrente Egua, che scende dalla nostra meta odierna, ovvero il paese di Carcoforo (1304m s.l.m.). Non avevo mai visto questo paesello al termine della Val Sermenza, ed è una bella sorpresa; ancora oggi, gli abitanti sfoggiano orgogliosi la definizione che fu affibbiata al paese nel 1991 dalla rivista Airone, ovvero “Villaggio ideale d’Italia”.
Partiamo presto ma non troppo, sono infatti le 9:45 quando lasciamo la macchina nel parcheggio all’imbocco del paese; la tappa odierna è segnalata come 2:20h circa da Carcoforo, e la tempistica si rivela azzeccata al nostro passo. Oggi seguiremo il sentiero 113, in direzione del Colle della Bottiggia (2607m s.l.m.), un sentiero che le guide del CAI della Sezione di Varallo, che Paolo consulta sempre prima di ogni nostra scampagnata valsesiana, segnalano come “impegnativo”.
A tal proposito, c’è da dire che il sentiero sale piuttosto blandamente per tutta la prima parte del suo corso, fino al ponte sul Rio Fornetto (N.B. fino a qui avete seguito il sentiero 112, che si divide poi in concomitanza del ponticello), poi comincia a tirare maggiormente per colmare i circa 600m di dislivello rimanenti. Questo anche per dirvi che, per chi non ha le gambe lunghe come Paolo ma rimane nella media come me, dovrà affrontare alcuni tratti con gradoni (naturali e non) impegnativi, ma niente che non si possa superare!
Non facciamo in tempo a partire che subito la nostra attenzione è attirata da due caprioli che appaiono in lontananza su un crinale; purtroppo, oggi abbiamo dimenticato la nostra fotocamera, ma anche avendola avuta, sarebbe stato alquanto difficile inquadrarli, data la distanza.
Non a caso, lungo il nostro itinerario odierno troveremo i cartelli del “Sentiero faunistico del Parco Massero”, che illustrano gli animali visibili in quei luoghi, fra cui appunto caprioli, fagiani selvatici, marmotte e altri… ovviamente, bisogna sapere dove e quando stazionare per poterli osservare, non sono certamente in bella vista come quando sono in cattività, e infatti i due caprioli saranno per noi l’unico avvistamento della giornata.
La strada percorsa fino al ponte che ho citato è carrozzabile, e subito dopo incrociamo la teleferica usata per rifornire il rifugio. Da lì si sviluppa il sentiero vero e proprio, che incomincia appunto a coprire il dislivello.
Il sentiero è davvero bello e suggestivo, passando attraverso boschi di larici e relativo sottobosco, dove riusciamo a scorgere qualche lampone che ancora resiste al clima, e addirittura qualche mirtillo; la vista, guardando verso valle, è piuttosto mozzafiato, e in una giornata di sole come quella di cui abbiamo potuto godere, la bella sensazione si amplifica.
Giungiamo all’Alpe Chignolo (1530m s.l.m.), la prima che si incontra salendo, da dove il sentiero si fa più tosto. Con la dovuta calma, proseguiamo sulla strada, continuando a rimirare la bellezza del paesaggio che ci circonda, e dopo circa un’ora di cammino, intravediamo l‘Alpe Fornetto (1926m s.l.m.), dalla quale non si transita direttamente.
Il sentiero muove ora verso destra, sorpassando l’ennesimo rio della zona; finalmente si scorge l’asta di una bandiera, e poco dopo anche il Rifugio Massero. Sono le ultime battute di apertura estiva dei rifugi, e ne approfittiamo godendo di un buon piatto di pasta caldo e del vino (anche se, a onor del vero, la mancanza della polenta si fa sentire nel mio cuore bergamasco…).
Nuovamente pronti per tornare in paese, dopo il dovuto relax, non prendiamo troppo seriamente il cartello che indica 1:10h a Carcoforo; non ci piace correre, e infatti ci metteremo circa 45 minuti in più, godendo della tiepida giornata che ancora riscalda la valle.
Ci torneremo sicuramente, visto che la valle offre altre possibilità di cammino, non vediamo l’ora!